“[…] la vita è piena di usanze la cui radice non è più
rintracciabile. […] Perciò, il mio Cloruro Demonio, gemello di un amore felice
e di un libro liberatore, ormai in tutto inutile e probabilmente un po’ nocivo,
in riva a quel lago viene tuttora religiosamente macinato nell’antiruggine ai
cromati, e nessuno sa più perché.”
“Il
sistema periodico” di Primo Levi – capitolo 12 “Cromo” pg. 139, 150-151; 30°
edizione Einaudi
“[…] cercavo di sederle accanto a lezione, e lei non mi
accettava nella sua confidenza, ed io mi sentivo frustrato e sfidato. Mi
sentivo disperato, anzi, e non certo per la prima volta: infatti, in quel tempo
mi credevo condannato ad una perpetua solitudine mascolina, negato per sempre
al sorriso di una donna, di cui pure avevo bisogno come dell’aria.”
“Il
sistema periodico” di Primo Levi – capitolo 3 “Zinco” pg. 33; 30° edizione
Einaudi
“Dell’ ‘ auspicabile incontro ’ non parlai, perché ne avevo
paura. Inutile cercare eufemismi, parlare di pudore, ribrezzo, ritegno. Paura
era la parola. […] Mi conosco: non posseggo prontezza polemica, l’avversario mi
distrae, mi interessa più come uomo che come avversario, lo sto a sentire e
rischio di credergli; lo sdegno e il giusto giudizio mi tornano dopo, sulle
scale, quando non servono più. Mi stava bene continuare per lettera.”
“Il
sistema periodico” di Primo Levi – capitolo 20 “Vanadio” pg. 206; 20° edizione
Einaudi
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